Fasci luminosi e reato

In tema di inquinamento luminoso, la Terza sezione Penale della Cassazione ha affermato che anche la proiezione verso l’alto, in plurime direzioni, di fasci di luci bianche e colorate, in quanto idonea ad arrecare disturbo agli equilibri dell’ecosistema, integra il reato di cui agli artt. 6 e 30 legge n. 394 del 1991, per la violazione delle misure di salvaguardia previste per le aree protette regionali.

Lo ha ritenuto la sentenza n. 9353/2020 pubblicata il 9.3.2020.

Ecco il link per leggerla sul sito della Cassazione

Nel caso in esame il gestore di un bar aveva creato una specie di discoteca all’aperto in cui vi erano sia forti emissioni di rumore che emissioni luminose. Trovandosi il locale in area protetta si applicava la disciplina della legge 394/1991 e le sentenze di merito avevano accertato che le condotte contestate al gestore del locale fossero oggettivamente lesive dell’equilibrio ecologico ed idonee ad integrare il pericolo concreto di un danno all’eco sistema e, quindi,che si configurasse la contravvenzione contestata.

A fronte del rilievo della difesa che gli accertamenti si fossero limitati a percezioni soggettive degli agenti di P.G. operanti i sopralluoghi, anziché su dati oggettive, la Corte ha ritenuto prova idonea i filmati girati in occasione degli accessi e le testimonianze degli operanti che hanno riferito che la musica era così forte che non riuscivano nemmeno a comunicare tra loro.

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